di: Emmanuele Di Leo, Presidente Steadfast
La mia posizione sul tema penso che ormai sia chiara, in Italia fortunatamente la maternità surrogata è ancora vietata ma occorre vigilare perché la normativa non venga aggirata dalla giurisprudenza. Occorre ancora di più fare corretta informazione perché le donne desiderose di maternità non si lascino confondere da una pratica barbara. Utilizzare una donna come incubatrice per nove mesi, vuole dire possedere il suo corpo, mercificarla. Senza dimenticare che molto spesso le madri surrogate sono donne povere, provenienti dai paesi di quello che ancora oggi rappresenta il cosiddetto terzo mondo. Nuove schiave, che spesso finiscono nelle maglie delle criminalità organizzate che le rendono vere e proprie fabbriche di figli.
Volendo rintracciare una data clou in cui il femminismo italiano ha preso pubblicamente posizione contro la Maternità surrogata questa può essere il 5 dicembre 2015 quando il gruppo “Se non ora quando-Libere” lancia un appello per chiedere all’Europa la messa al bando della pratica. Come si evince da queste frasi estrapolate dall’appello, fin da quel momento il problema è stato incorniciato con il tema della libertà: «la maternità surrogata non è un atto di libertà»; «non possiamo permettere che le donne tornino a essere oggetti a disposizione: non più del patriarca ma del mercato».
Occorre pensare soprattutto alle conseguenze di questa pratica: non si tratta solo di rendere libere donne ormai tornate schiave, ma di pensare anche ai figli nati da questa pratica. Neonati staccati pochi secondi dopo il parto da quella donna che li ha tenuti in grembo e alimentati per mesi, molto spesso figli di un patrimonio genetico che non corrisponde a quello dei genitori e quindi potenzialmente fratelli di centinaia di altri bambini sparsi per il mondo. Una pratica egoistica e pericolosa dalle conseguenze disastrose.
Sicuramente guardare il seguente video dettagliato aprirà la mente a molte persone.
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