James Elder, portavoce dell’agenzia Onu per l’infanzia Unicef: “In media, ogni giorno negli ultimi 20 giorni in Ucraina, più di 70.000 bambini sono diventati rifugiati, quindi quasi uno al secondo”.
Secondo gli ultimi dati dell’Onu, dal 24 febbraio, un totale di 2.952.026 rifugiati hanno attraversato il confine ucraino per cercare rifugio all’estero. La stragrande maggioranza delle persone in fuga è giunta in Polonia (quasi 1,8 milioni di profughi), seguita dalla Romania (oltre 422.000) e dalla Moldavia (quasi 340.000). In Italia oltre 44 mila.
Anche come ha affermato recentemente Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile e fondatore di Telefono Azzurro, nel grande e quotidiano flusso di persone che fuggono dall’Ucraina, si stanno saltando tutti i controlli, per esempio quelli delle analisi biometriche, la raccolta dei documenti e delle impronte digitali, rischiando così casi di sottrazione di minori, che saranno oggetto di tratta, finalizzata anche alle adozioni illecite.
In particolare parliamo di bambini che già in Ucraina vivevano una situazione di disagio, perché disabili e lasciati dalle famiglie poco abbienti in strutture dedicate, come gli orfanotrofi.
Condividiamo appieno le paure di Caffo, che ora è in Polonia: «Noi vediamo bambini che vengono caricati su macchine e spariscono».
«Il mondo no profit e delle associazioni deve evitare di muoversi a caso». Raccolte fondi senza senso o pullman in partenza per l’Italia per poco più di tre bambini, aumentano la visibilità mediatica, ma non aiutano la causa.
Anche durante la recente presentazione dell’Agenda pubblica e prepolitica “Ditelo sui tetti”, il nostro Presidente Emmanuele Di Leo aveva affermato l’esigenza impellente di un coordinamento serio tra Europa, Governo italiano, UNHCR e associazioni, coordinamento che adesso manca e che è la causa dell’assenza di protocolli nei controlli che abbiamo sopra descritto. Bisogna agire ora, dopo sarà troppo tardi.
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