Padre Felix Zakari Fidson, rapito il 24 marzo e rilasciato il 3 maggio.
Don Leo Raphael Ozigi, rapito domenica 27 marzo e rilasciato l’8 aprile.
Padre Joseph Akete Bako, rapito la notte dell’8 marzo in un assalto alla casa parrocchiale. Ucciso dai suoi rapitori tra il 18 e il 20 aprile.
«Con cuore affranto, ma con totale sottomissione alla volontà di Dio, annunciamo la morte di p. Joseph Aketeh Bako, avvenuta nelle mani dei suoi rapitori tra il 18 e il 20 aprile 2022». Così il cancelliere dell’Arcidiocesi di Kaduna, p. Christian Okewu Emmanuel, ha annunciato la morte del parroco della chiesa cattolica di San Giovanni, a Kudenda, nello stato di Kaduna.
P. Bako, 48 anni, era stato sequestrato da uomini armati che avevano assalito la canonica alle ore 1,30 della notte dell’8 marzo. Insieme a lui era stato rapito pure suo fratello che era andato a trovarlo. «Suo fratello è stato ucciso in sua presenza e a seguito di questo, le sue condizioni (era malato da tempo) sono peggiorate ed è morto». «Non abbiamo recuperato il corpo, ma abbiamo conferma della morte. Le persone che sono state rapite insieme a lui lo hanno visto morire».
Nelle settimane successive al rapimento si erano diffuse voci della morte di p. Bako a seguito di asserite sevizie inferte dai sequestratori.
E apprendiamo dall’agenzia Fides dell’ultimo rapimento. Don Alphonsus Uboh, parroco della chiesa San Pio X, nello Stato di Akwa Ibom, nel sud della Nigeria, rapito domenica 8 maggio mentre era nella sua parrocchia. Secondo quanto riferito dai testimoni, uomini armati in sella a motociclette hanno preso d’assalto i locali della parrocchia dopo la conclusione delle celebrazioni per la festa della mamma e di un evento di raccolta fondi.
Il pomeriggio del 9 maggio il sacerdote è riuscito a contattare il presidente del consiglio parrocchiale dicendo di essere trattenuto in una foresta di cui non conosce l’ubicazione e che i suoi rapitori chiedono un riscatto di 100 milioni di naira nigeriane ($ 240.000) per il suo rilascio.
Un fenomeno preoccupante quello dei rapimenti a scopo di estorsione, che ha portato il Senato nigeriano ad approvare un disegno di legge, ancora da discutere alla Camera dei Rappresentanti prima di essere approvato e firmato dal Capo dello Stato, che punisce con la reclusione di almeno 15 anni chi paga un riscatto per liberare una persona rapita e con la pena di morte il rapitore, in caso di morte delle vittime.
I Vescovi nigeriani da anni hanno vietato il pagamento di riscatti in caso di rapimento di membri del personale ecclesiastico e religioso, ma il disegno di legge ha suscitato forti polemiche nel paese, dietro di esso si nasconde l’incapacità da parte delle istituzioni di garantire la sicurezza dei cittadini.
Emmanuele Di Leo: «Assistere, seppur al di là di uno schermo, alle carneficine che spesso insaguinano questo paese è devastante. Rimango però ancora più addolorato quando a morire sono operatori di pace come cooperatori internazionali o sacerdoti, uomini che conoscono e accettano il rischio di divenire bersaglio di una ferocia che solo l’odio o l’estrema povertà possono spiegare.
I veri operatori di pace accettano questo rischio perché tutto ciò che è scontato a casa nostra, come la pace, l’istruzione o la salute, lo diventi anche in quei territori».
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