REATO IN ITALIA
In Italia la maternità surrogata è illegale secondo l'Art.12, comma 6 della L.40/2004 punita con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro. La norma purtroppo viene però aggirata e non vi è nessuna conseguenza per il cittadino italiano che ricorre alla pratica di utero in affitto recandosi all'estero, in paesi dove questa è legale.
VIOLAZIONE DELLE LEGGI INTERNAZIONALI
La maternità surrogata “compromette la dignità della donna, dal momento che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usati come una merce” ( Parlamento Europeo, risoluzione del 17 dicembre 2015) e “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane” (Corte Costituzionale, sentenza n. 272/ 2017, confermata dalla n. 33/2021). Essa è gravemente lesiva del “superiore interesse del minore” come specificato dagli art. 7, 8, 9 (comma 1 e 3) e art. 12 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (New York, 20/11/1989, ratificata dall’Italia con la legge n. 176/1991).
LA SENTENZA CHE APRE ALLA MATERNITA’ SURROGATA
La sentenza delle Sezioni Unite civili della Cassazione n. 9006/2021, depositata il 31 marzo 2021 che riconosce l'atto di adozione compiuto all'estero da una coppia omosessuale, rischia di aprire la strada alla maternità surrogata e più in generale alla compravendita della maternità, del corpo della donna e del neonato. La motivazione formalmente e significativamente afferma il contrario, ma nella sostanza è evidente l’assenza di strumenti utili a contrastare questi delitti ovunque commessi.
Infatti, l’unica condizione richiesta dalla corte è che l’adozione non deve derivare da maternità surrogata o compravendita di bambini ossia “ove venga allegato dalle parti ed emerga con obiettività probatoria che la determinazione di privarsi del figlio minore da parte dei genitori biologici derivi da un intervento di carattere oneroso degli adottanti”. Ma se la dimostrazione di un eventuale avvenuto scambio di denaro si basa su un semplice “allegato” che i genitori adottanti dovrebbero presentare, possiamo immaginare quale sarà il loro impegno nel procurarlo se loro stessi sono i primi a non averne interesse.
Inoltre, nella sentenza la Corte ammette di non conoscere le procedure estere di adozione e poco importa se non sono conformi alle procedure di adozione previste del diritto italiano o non siano stati previsti criteri di verifica. Quindi c’è una chiara ed evidente possibilità di aggirare facilmente, all’estero, il divieto di maternità surrogata, ottenendo, poi, quel “riconoscimento” anagrafico ora permesso dalla sentenza, portando anche alla più generale elusione del sistema delle adozioni internazionali con tutti i presidi a tutela dei minori, nonché alla legittimazione della stepchild adoption stralciata dalla L.76/2016 (Unioni Civili) proprio per evitare di entrare in contrasto con i principi di ordine pubblico italiano.
BUSINESS E AZIONE COMMERCIALE IN ITALIA
La maternità surrogata è un business da capogiro. Questo mercato per concepire la sua attuazione viene accompagnato sempre da un efficace lavoro di comunicazione commerciale. Ogni prestazione ha un costo e quindi anche un guadagno specialmente per le agenzie di surrogacy che, oltre a reclutare madri surrogate spesso a basso costo dal sud del mondo ed in stato di indigenza, agiscono con campagne commerciali in Italia rivolte ad attirare possibili clienti italiani, nonostante che la legge 40/2004, art. 12 comma 6, punisca espressamente “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”.
Il pericolo è assai concreto, in uno studio del 2010, apparso su Human Reproduction (F. Shenfield, J. de Mouzon, G. Pennings, A.P. Ferraretti, A. Nyboe Andersen, G. de Wert, and V. Goossens, “Crossborder reproductive care in six European countries”, Hum. Reprod. (2010) 25 (6): 1361-1368.) , si stima in un numero compreso tra 3500 e i 4500 gli italiani che decidono di affrontare un viaggio alla ricerca di un figlio. Da notare che fra i 6 Paesi presi in considerazione, l’Italia risulta essere quello più colpito dal turismo procreativo: i pazienti transfughi italiani rappresentano il 31,8% del totale.
COSA CHIEDIAMO
Che il Parlamento provveda il prima possibile all'approvazione di una proposta di legge che consideri il ricorso all'estero della maternità surrogata come un reato alla stessa stregua di chi lo commette in Italia.
Che il parlamento provveda ad impedire alle società specializzate nella pratica di maternità surrogata, di pubblicizzare e commercializzare in Italia le loro attività.
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