Roma, 16 ottobre 2024 – «Da oggi sfruttare una donna per produrre un bambino su commissione, tramite maternità surrogata, sarà reato anche se commesso all’estero. Un importante risultato che, dopo anni di dure battaglie, vediamo concretizzarsi. Un doveroso ringraziamento va all’On. Carolina Varchi, prima firmataria e relatrice di questa proposta di modifica alla legge 40 del 2004, al Governo e all’attuale maggioranza del Parlamento italiano.» – così Emmanuele Di Leo, Presidente di Steadfast, Organizzazione umanitaria in difesa dei diritti umani.
«La maternità surrogata – continua il Presidente Di Leo – è una vera e propria nuova forma di schiavitù. Una pratica che coinvolge più soggetti: gli adulti committenti, la madre surrogata, il nascituro e, nella maggior parte dei casi, anche una donna donatrice di ovuli e o un uomo che fornisce i propri gameti. I facoltosi committenti sono in una posizione di forza, tale da sovrastare la dignità della donna, le caratteristiche proprie della maternità, il legame oggettivo che si stabilisce fra la madre e il figlio, e le esigenze oggettive del figlio stesso, se questi elementi non risultano funzionali ad ottenere il loro “desiderio” ad avere un figlio. Nonostante le numerose banalità ribadite in aula dall’opposizione, la verità è sotto gli occhi di tutti. Oltre alle numerose Convenzioni e leggi, è la realtà a conclamare il contrasto fra la maternità surrogata e il superiore interesse del minore, nel momento in cui un adulto sceglie deliberatamente di recidere, per contratto, parti essenziali della vita dei bambini: quella intrauterina, quella della nascita, quella dell’allattamento e del prosieguo della relazione unica che si instaura tra ogni bambino e la propria madre. Una pratica subdola e violenta che sfrutta il corpo della donna, la quale spesso è in stato di indigenza. India e Tailandia sono stati i leader mondiali nella maternità surrogata a basso costo fino al 2012- 2014, creando un vero e proprio turismo procreativo, contrastato successivamente dai rispettivi governi. Ma nonostante questo impedimento, l’industria non si è fermata, si è semplicemente trasferita in altri paesi, come Nepal, Cambogia, Messico, Colombia, Nigeria e più recentemente in Ucraina, Repubblica di Georgia, Kenya e Ghana, solo per menzionarne qualcuno. Inoltre, accade che le donne vengano reclutate da paesi in cui la maternità surrogata è illegale – compresa la nostra Italia – o non regolamentata, vengono portate in aereo in cliniche all’estero per sottoporsi prima all’impianto e per partorire poi. Un vero e proprio mercato dell’umano, dove fiorenti agenzie, operano per eludere le restrizioni e spingere questo orrendo business ai massimi regimi.
Nonostante fino ad oggi la legge 40 del 2004, prevedeva il reato di maternità surrogata, essa veniva aggirata commettendo il reato all’estero e, per un vuoto normativo, questo rimaneva impunito. Da oggi non sarà più così, anche se commesso all’estero il reato sarà perseguibile. Il parlamento italiano – conclude il Presidente di Steadfast – scrive una nuova pagina nel contrasto a questa abominevole pratica e siamo speranzosi che possa essere da traino per una moratoria internazionale al fine di tutelare donne e bambini e stroncare definitivamente questo mercimonio.»
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