Roma 13 novembre 2023 – «Siamo fortemente amareggiati e vicini alla sofferenza della famiglia Gregory. Il caso di Indi ci conferma nuovamente il triste dato di fatto che in Inghilterra il “best interest” continua a mietere vittime ma, allo stesso tempo, ci conferma che la via che condurrà alla salvezza bambini e adulti che vivono la sua stessa sorte non passa certo da tribunali civili e da avvocati inglesi estemporanei.» – così Emmanuele Di Leo, Presidente di Steadfast, Organizzazione umanitaria in difesa dei diritti umani.
«Nonostante i nostri sforzi non c’è stato verso di riuscire ad avere i contatti dei genitori per offrire loro il nostro supporto, di saper qual era la specifica malattia della bambina e altri dati importanti. Tutto sotto ordine restrittivo, o meglio occultato. Sappiamo, purtroppo, che – spiega Di Leo – ospedali e tribunali hanno un “modus operandi” consolidato e vincente. Per fermare il loop che porta sempre allo stesso identico risultato, ovvero la vittoria del “best interest”, invocato da chi avversa la vita umana e promuove una eutanasia mascherata, abbiamo capito da tempo che è necessario un cambio di strategia da parte di chi invece la vita la deve difendere, proprio là dove essa viene attaccata più direttamente. Cambio che, purtroppo, non abbiamo visto avvenire perché la condivisione dei casi avviene troppo tardi e, probabilmente, mancano una certa lungimiranza e una certa astuzia operativa richieste da situazioni che sembrano tutte uguali ma in realtà non lo sono affatto. Dopo aver seguito a livello internazionale, e in più continenti, molte famiglie con figli affetti da varie tipologie di malattie rare o in situazioni di estrema vulnerabilità, vedi il caso Alfie Evans ma anche altre non emerse all’opinione pubblica perché gestite in modo riservato, abbiamo appreso che l’azione silenziosa, chirurgica e tempestiva, è quella più efficace. È fondamentale – continua il Presidente di Steadfast – fornire assistenza psicologica alle famiglie ed aiutarle anche a capire la reale situazione che stanno vivendo attraverso un team medico legale all’altezza. Le opinioni mediche alternative ed eventuali trasferimenti vanno presentati al giudice sempre nel primo grado di giudizio avendo cura di scegliere consulenti di prim’ordine. E poi, quando ci si trova di fronte la verità più atroce, ovvero quando non c’è più nulla da fare, ci si può appoggiare solo a cure palliative ed è quello il vero obiettivo da raggiungere. Offrire la vera dignità nella morte inevitabile. Il coinvolgimento politico e diplomatico è un ottimo aiuto quando sai di poter contare su chi tiene ai nostri stessi valori, come nel caso di Giorgia Meloni, sempre disponibile. Per Indi, proprio questo coinvolgimento ha fatto la differenza. Infatti è proprio grazie al lavoro caparbio e autorevole della Presidenza del Consiglio, che un barlume di speranza era ancora presente. Un intervento, quello politico internazionale con il coinvolgimento del nostro Paese, che va programmato all’interno del contesto della singola storia e non solo usato come estrema ratio per dare un segnale forte, fortissimo, alla fine della vicenda ma cercato, attraverso contatti riservati, diplomatici, tra gli staff governativi, quando il caso è ancora semi sconosciuto per offrire alternative possibili e accettabili anche da altri sistemi sanitari senza una loro impossibile “resa” pubblica ai nostri sforzi.
Se non seguiamo una linea precisa, metodica e inflessibile, “scientifica” direi, perderemo sempre. La parte mediatica è importante ma non è tutto. Anzi a volte complica le cose in maniera irreversibile soprattutto se queste persone vulnerabili diventano “casi” che portano all’irrigidimento delle strutture di potere della controparte. La certezza è che nessuna malattia è incurabile, nel nostro agire essere al capezzale del malato e offrirgli accudimento è quello che dobbiamo fare. Qui non si tratta solo di Italia, Inghilterra, Europa, ecc… delle leggi che ci sono e dei giudici che capitano. C’è bisogno che gli esseri umani, noi che ci definiamo pro life per primi, capiscano i veri obiettivi da raggiungere per creare una società di persone con un etica fondata su valori irrinunciabili, primo dei quali non può essere che la difesa della vita. Lavoriamo per questo obiettivo ogni giorno, non aspettiamo i “casi”. E allora vedrete che non ci sarà più un altro Charlie, Isaiah, Alfie, Indi…»
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