GESTAZIONE PER ALTRI: COME PUÒ ESSERE SOLIDALE UNA PRATICA CHE PORTA SOLO DOLORE, SFRUTTAMENTO E TRAFFICO DI ESSERI UMANI?
Come da sempre affermiamo: l’utero in affitto schiavizza la donna, ne mina la salute fisica e psichica e facilita il traffico di bambini.
Il tema della maternità surrogata è stato anche affrontato recentemente dal CBC (The Center for Bioethics and Culture Network) in una presentazione inviata alle Nazioni Unite in risposta all’invito a presentare contributi riguardo alle vulnerabilità dei bambini alla vendita e allo sfruttamento sessuale nel quadro degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (in particolare gli obiettivi 5.3, 8.7 e 16.2.).
Jennifer Lahl, presidente CBC, e Gary Powell, Consulente Speciale Europeo presso il CBC, scrivono all’attenzione della Relatrice Speciale Sig.ra Mama Fatima Singhateh, Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite:
«Il turismo commerciale internazionale di maternità surrogata è una pratica intrinsecamente dannosa per i bambini acquistati, in relazione alle gravidanze ad alto rischio e all’aumento del rischio che il neonato subisca danni alla salute, l’abuso emotivo causato quando un neonato viene prelevato immediatamente dalla madre naturale, e l’esposizione del bambino allo smarrimento genealogico derivante dal disaccoppiamento biologico e culturale, tutti associati al processo di maternità surrogata».
E data questa doverosa premessa, continuano:
«Una volta che le agenzie di maternità surrogata commerciale e gli altri facilitatori professionali, come le cliniche di maternità surrogata e di fecondazione in vitro, avvocati e medici, hanno completato i loro obblighi specialistici nei confronti dei genitori committenti e hanno ricevuto la loro remunerazione, il loro coinvolgimento nel processo si interrompe bruscamente. Poco dopo la loro nascita, i bambini vengono spesso portati all’estero, nella patria dei genitori che hanno commissionato la maternità surrogata, dove è probabile che la maternità surrogata commerciale sia illegale o notevolmente più costosa: fattori che motivano i genitori che commissionano la maternità surrogata a cercare servizi di maternità surrogata commerciale all’estero».
E qui la grave denuncia. Spiegano Lahl e Powell che quando i bambini vengono portati all’estero, le agenzie di maternità surrogata non hanno l’onere di indagare su ciò che accadrà ai bambini da quel momento in poi e se i genitori acquirenti avessero intenti ambigui. Le agenzie di maternità surrogata non effettuano alcun tipo di rigoroso screening di idoneità dei futuri genitori, a differenza di ciò che accade nel processo di adozione. Il conflitto di interessi è troppo forte !
Un tragico caso emblematico è quello di “Baby Gammy” del 2014, in cui un bimbo con sindrome di Down è stato lasciato in Thailandia dai suoi genitori committenti che sono tornati in Australia con la sorella gemella di Gammy, Pipah. Il padre biologico committente aveva scontato in precedenza tre anni di carcere per reati sessuali su minori e, nonostante ciò, era riuscito a portare a termine il processo di acquisto della bambina. Inutile soffermarsi sul dolore causato a un bambino disabile abbandonato perché non corrispondente al prodotto scelto a catalogo.
Nel testo si sottolinea: «Il fatto che questi bambini vengano acquistati in un paese e trasportati in un altro, senza alcun monitoraggio successivo, significa che sono particolarmente esposti al rischio di abusi e sfruttamento una volta portati all’estero. In effetti, i genitori acquirenti potrebbero anche non avere alcuna relazione biologica con il bambino, dato che sia l’ovulo che lo sperma che formano l’embrione possono essere acquistati in alcune giurisdizioni. Questa è una situazione che sembrerebbe particolarmente attraente per i trafficanti malevoli di bambini, sebbene numerosi esempi di adulti che sfruttano bambini con i quali sono biologicamente imparentati suggeriscono che tale abuso non è affatto escluso semplicemente perché un adulto ha una relazione biologica con il bambino».
«Le madri naturali reclutate nella maternità surrogata commerciale sono spesso donne provenienti da contesti economicamente svantaggiati e, a questo proposito, c’è un chiaro parallelo con la vendita di organi umani, dove il “donatore” (venditore) si trova normalmente in una situazione di vulnerabilità economica – e perfino urgenza e disperazione».
Come ribadito anche da noi di Steadfast, in un documento inviato a tutti gli organi di cooperazione internazionale, bisogna bloccare con ogni mezzo questa pratica disumana. Il paper inviato è servito per allertare di questi traffici illeciti che fanno dell’essere umano una merce a servizio di un mercato spietato.
Il parallelismo con il traffico di organi ci fa tornare immediatamente alla mente il recente intervento di Michela Marzano, filosofa ed ex esponente del PD, su La Stampa. Come tutti i paladini dell’utero in affitto, crede di ovviare alle tragiche conseguenze di questa pratica legalizzandola e rendendola gratuita e volontaria «come accade quando si dona un organo». La legalizzazione di un reato ci sembra quantomeno una contraddizione in termini e il paragone di un organo ad un essere umano, vergognoso. Il numero di donne che davvero scelgono liberamente di prestare il proprio utero gratuitamente e in modo puramente altruistico è esiguo. La realtà è un’altra e riguarda donne in estrema difficoltà economica, costrette a vendere i propri ovuli o ad affittare il proprio utero per mangiare o mantenere i propri figli biologici, anche laddove si camuffa la retribuzione con un finto e cospicuo rimborso spese.
È urgente che i governi agiscano prontamente per rendere questa abominevole pratica reato internazionale.
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