È ANCHE LA MIA GENTE!!!
Non vi nascondo che gli ultimi fatti di sangue accaduti in Nigeria, mi hanno creato un forte sgomento. Dopo aver sentito cosa è stato detto ieri a Strasburgo, in seduta plenaria dall’Unione Europea, il mio malessere è aumentato. Questa omertà attuata dall’occidente non gioverà a nessuno, tantomeno al popolo nigeriano. Tramite il seguente articolo, ho voluto dire quello che molti politici omettono, con il loro ciarlare. Mi rendo conto che non è semplice mettere a galla il marciume, ma è necessario! Quantomeno io sento il dovere di farlo, visto anche la responsabilità che ho verso questo bellissimo popolo, che mi ha voluto dare l’importante riconoscimento di Igwe. È anche la mia gente e per questo non starò in silenzio!
di: Emmanuele Di Leo, Presidente Steadfast
Nonostante che, la persecuzione dei cristiani sembri non essere un tema di elevato interesse per la politica occidentale, a Strasburgo ieri sera – seppur solo in tardo orario – il Parlamento Europeo ha discusso sul genocidio dei cristiani che da tempo sta avvenendo in Nigeria. Non conta quanti dibattiti o arringhe prorompenti vengano fatti. Contano le azioni concrete! L’intervento di apertura della discussione del Vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, mi ha lasciato veramente basito. Vedere che la Commissione UE non abbia ben inteso il serio e profondo problema nigeriano, presenta plasticamente l’incapacità di azione del nostro continente in merito a questi massacri. Le cause dell’attuale scenario nigeriano, secondo Dombrovskis, “non sono radicate nella religione” ma da “attacchi indiscriminati per creare panico e dividere la società”. Gli esecutori, per il Vicepresidente, sono “reti diffuse di criminali”. Attacchi “dovuti a circostanze locali: povertà endemica, scarsità di accesso ai servizi pubblici, concorrenza per le risorse, poca istruzione, disoccupazione”…. Scarsità di accesso ai servizi pubblici?! Basta solo questa affermazione per comprendere il livello della discussione ingaggiata ieri sera. È inammissibile che la Commissione UE si lavi la coscienza ribadendo che l’Unione sta ponendo un “approccio integrato che collega aspetti umanitari, di sicurezza, politici e di sviluppo.” Affermando che “segue i casi di diritti umani e già offre un contributo per intervenire sulla giustizia, creando una rete di organizzazioni sui diritti umani”. Parole, sono solo parole, come cita il brano musicale della cantante pop, Noemi. Parole vuote di contenuto, vuote di azioni pragmatiche, con evidente mancanza di concretezza!
Ma andiamo alla questione principale: cosa sta succedendo da tempo in Nigeria? Il Gigante dai piedi di argilla – come viene definita la nazione nigeriana – nonostante sia la prima potenza economica africana, vede milioni di persone a rischio fame, un’imponente problema di corruzione e gruppi di terroristi islamici che flagellano il territorio. La Nigeria ha una presenza musulmana nel nord del Paese e il centro-sud è cristiano. Ricca di materie prime, specialmente al sud, è un appetibile boccone per chi è affamato di potere e ricchezze.
Per far capire bene il cuore pulsante del problema che ha innescato gli ennesimi episodi di sangue in Nigeria, devo andare indietro di qualche tempo. Siamo nel 2014-15 e la presidenza nigeriana di Goodluck Ebele Jonathan, è al suo ultimo anno. Jonathan è il secondo presidente cristiano nella storia della Nigeria e il suo mandato ha cercato di risolvere tanti annosi problemi della sua nazione, in primis la corruzione e il contrasto all’analfabetismo delle nuove generazioni, specialmente nei territori del nord. Premetto che in Nigeria, a prescindere i partiti, la contesa politica è tra due fazioni: quella musulmana e quella cristiana. Possiamo ben capire che spesso i mezzi utilizzati per il successo politico, non sono convenzionali. Infatti per arrestare il forte successo del Presidente Jonathan, la contro parte era ben disposta a tutto. Non a caso, la coincidenza che proprio agli inizi del 2015, ultimo periodo di presidenza di Goodluck Jonathan, il gruppo terroristico islamico Boko Haram, ha intensificato i suoi attacchi verso i cristiani. Nel 2015 i cristiani uccisi nel mondo sono stati 7.100 di cui 4.028 solo in Nigeria, secondo la World Watch List di Porte Aperte. Una tattica molto chiara ed efficace: creare terrore per indurre la popolazione a scegliere un nuovo presidente di religione musulmana. Cosa che avviene nelle elezioni presidenziali del 2015. Ad oggi al suo secondo mandato è in carica ancora il Presidente Bhuari, di etnia Fulani. La data delle prossime elezioni sarà nel 2023. Prevedo quindi che i prossimi mesi, saranno molto duri per i cristiani della Nigeria, perché la tattica è sempre la stessa. Lo scorso attentato a Owo, non è il primo e non sarà l’ultimo.
Come ho recentemente affermato il terrorismo islamico che ha visto e vede Boko Haram, ISIS e oggi i Fulani, massacrare migliaia di cristiani, rappresenta solo un mero strumento di un potere superiore, che a tutti i costi vuole affermare il suo volere ideologico e impadronirsi dei territori del sud, ricchi di materie prime.
Infatti ad oggi, nonostante che la Commissione Ue li definisce come “semplici criminali”, il problema principale non è più Boko Haram, ma bensì l’inarrestabile e sanguinosa avanzata dei pastori Fulani. Essi non sono una etnia nigeriana, provengono dal Medioriente e non sono semplici allevatori. Estremisti islamici che da tempo cercano di espandere la loro egemonia. In passato, dopo essersi diffusi in Senegal, Gambia, Mali, Sudan, Camerun, Niger e Congo, sono giunti anche in Nigeria, occupando principalmente i territori del nord. Nomadi mandriani con obiettivi ben precisi: l’islamizzazione e la fulanizzazione di tutta la Nigeria.
Quindi ritornando alla bella retorica ascoltata ieri a Strasburgo in seduta plenaria, il problema nigeriano non è riconducibile al clima o alla mancanza di territori per i pascoli, tantomeno alla scarsità di accesso ai servizi pubblici. Un’ipotetica soluzione ai massacri che stanno avvenendo in Nigeria, si potrà ottenere solo con un impegno fattivo e concreto della Unione Europea. Non basta istituire un commissario al dialogo interreligioso, serve un’azione diretta: minacciare sanzioni, interrompere i sostegni economici al governo nigeriano, sospendere la cooperazione. Allora sì che potremmo vedere un concreto e fattivo impegno del Governo della Nigeria per ristabilire la pace.
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