Nella gara a chi taglia per primo il traguardo di procurare la morte, finora ‘limitata’ alla competizione fra il referendum per l’omicidio del consenziente e il testo Bazoli pendente in Aula alla Camera, irrompe il ministro della Salute, con la bozza di decreto resa nota ieri, che sarà sottoposta alla Conferenza Stato-Regioni, di modifica della disciplina dei Comitati etici territoriali.
In un settore -quello, appunto, dei Comitati etici- finora dominato dal caos normativo, che ha visto nel corso degli anni la sovrapposizione di assetti differenti e la mancata attuazione della ‘legge Lorenzin’ n. 3/2018, il ministro della Salute pretende che un atto amministrativo, qual è un proprio decreto, salti a piè pari il Parlamento e dia (non chiesta, né dovuta) attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 242/2019, come è scritto esplicitamente all’art. 1 co. 3 della bozza, “in relazione ai casi riguardanti richieste di suicidio medicalmente assistito”. L’intervento del ministro è grave perché:
Ci attendiamo che i parlamentari fermino questa improvvida iniziativa con gli atti che i regolamenti loro consentono, e che in sede di Conferenza Stato-Regioni queste ultime ricordino al ministro il limiti delle competenze di ciascuno, specie se si tratta dei limiti che l’esecutivo ha verso il Parlamento. Chiediamo altresì che alla sentenza della Consulta venga data piena attuazione nella parte in cui una legge dello Stato, la n. 38/2010, esiste già da 12 anni, e cioè sul fronte della terapia del dolore e delle cure palliative.
Steadfast, Coordinamento Polis Pro Persona
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