Il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, è morto la settimana scorsa, dopo essersi fatto saltare in aria per evitare la cattura effettuata dal gruppo rivale ISWAP (Provincia islamica dell’Africa occidentale), che lo ha rintracciato nel suo nascondiglio nella foresta di Sambisa, in Nigeria, e gli ha intimato di arrendersi e implorare fedeltà all’ISWAP.
Nel marzo 2015, sotto la guida di Shekau, il gruppo Boko Haram aveva dichiarato la propria affiliazione all’Isis, ma l’anno successivo Abu-Musab al-Barnawi fu nominato nuovo leader del gruppo. La decisione, non accettata da Shekau, portò alla scissione in due fazioni, la prima, guidata da Abubakar Shekau, mantenne il nome di Boko Haram, la seconda prese il nome, appunto, di ISWAP.
Questi due gruppi estremisti islamici, a cui si aggiungono anche i Pastori Fulani, hanno reso negli anni la Nigeria teatro di sanguinosi massacri. La crudeltà con cui vengono compiuti questi atti è agghiacciante, non vengono risparmiati civili, siano essi anche donne o bambini.
La notizia della morte di Shekau è in realtà ancora da confermare. Il portavoce dell’esercito nigeriano, Mohammed Yerima, ha riportato alla CNN che i militari stanno ancora indagando sulla sua morte.
Non è la prima volta, infatti, che il leader terrorista viene dichiarato morto, per poi riemergere in video che scherniscono i suoi detrattori e in cui appare vivo e in buona salute.
E’ davvero finita? Purtroppo no.
Seyi Adetayo, ex ufficiale del Dipartimento dei Servizi di Stato della Nigeria ha riportato alla CNN che la morte di Shekau segnerà la fine di Boko Haram (o JAS) sì, ma dice: “È la fine di un’era per JAS, ma l’inizio di una nuova era. ISWAP è un nemico più forte. Hanno una capillare rete internazionale.
Molti dei comandanti di JAS avevano problemi con Shekau e alcuni dei suoi comandanti hanno disertato all’ISWAP e hanno fornito loro informazioni”.
Sarebbero stati dunque alcuni comandanti all’interno di Boko Haram a tradire Shekau e a fornire informazioni determinanti all’Isis per accerchiarlo. Quest’ultimo purtroppo rappresenta un pericolo peggiore per la Nigeria.
Boko Haram leader Abubakar Shekau died last week after blowing himself up to avoid capture by rival ISWAP (Islamic State West Africa Province) group, which tracked him to his hideout in Sambisa forest, in Nigeria, and ordered him to surrender and beg allegiance to ISWAP.
In March 2015, under the leadership of Shekau, the Boko Haram group had declared its affiliation with Isis, but the following year Abu-Musab al-Barnawi was appointed as the new leader of the group. The decision, not accepted by Shekau, led to the split into two factions, the first, led by Abubakar Shekau, kept the name of Boko Haram, the second took the name of ISWAP.
These two Islamic extremist groups, in addition to the Fulani Shepherds, have made Nigeria the scene of bloody massacres over the years. The cruelty with which these acts are carried out is chilling, no civilians are spared, whether they are women or children.
The news of Shekau’s death is actually yet to be confirmed. Nigerian army spokesman Mohammed Yerima told CNN that the military is still investigating his death.
It is not the first time, in fact, that the terrorist leader is declared dead, only to re-emerge in videos that mock his detractors and in which he appears alive and in good health.
Is it really over? Unfortunately it’s not.
Seyi Adetayo, a former Nigerian Department of State Services officer told CNN that Shekau’s death will certainly mark the end of Boko Haram (or JAS) , but says, “It’s an end of an era for JAS but the beginning of a new era. ISWAP is a more formidable enemy. They have a strong international network.
Many of the commanders in JAS were having problems with Shekau before now and some of his commanders defected to ISWAP and gave intelligence to them”
It could therefore have been some commanders inside Boko Haram who betrayed Shekau and provided crucial information to Isis to encircle him. The latter unfortunately represents a worse danger for Nigeria.
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